Enti di promozione sportiva uniti: 'Perché solo noi chiusi?'
Gli Enti di Promozione Sportiva rimarcano ancora una volta la discriminazione che stanno subendo attraverso il divieto di poter organizzare le proprie attività nelle zone rosse d’Italia. Una disparità di trattamento che giorno dopo giorno sta causando lentamente la morte per asfissia di migliaia di ASD e SSD la cui unica attività possibile è rimasta quella di contare quanti tesserati perdono in favore di altri organismi sportivi. È sotto gli occhi di tutti il fatto che il Governo, attraverso scelte basate su pesi e misure differenti, abbia consentito soltanto alle Federazioni la possibilità di organizzare eventi “di interesse nazionale” nelle c.d. zone rosse e non solo certo quelli delle categorie di vertice assoluto.
E allora, ancora una volta, ci domandiamo come sia possibile che il rischio di contagiosità al Covid19 sia considerato alto solo nei nostri eventi sportivi (“di preminente interesse nazionale”), ma non in quelli organizzati dalle Federazioni nazionali? Chiediamo di avere la stessa possibilità di riapertura che GIUSTAMENTE è stata concessa alle FSN, per un movimento, quello della promozione sportiva di base, da sempre impegnato su azioni quotidiane di prevenzione e promozione della salute.
Viceversa, la diretta conseguenza di questa politica dello sport di base a una sola marcia, è che si sta innescando una sorta di “razzia” a scapito degli EPS. È quanto abbiamo anche sottolineato alla Sottosegretaria allo Sport Valentina Vezzali nel corso del primo incontro con gli EPS svoltosi la settimana scorsa. Comprendiamo che si è appena insediata e che non ha vissuto in prima persona tutte le vicende dei DPCM legati agli Enti di Promozione Sportiva, ma proprio per questo e proprio perché da tale incontro non sono scaturite molte speranze di modifica delle prescrizioni del Governo e di prossime riaperture, chiediamo ora di poter incontrare al più presto il Ministro della Salute, Roberto Speranza, che evidentemente è stato indicato come il principale responsabile di tali decisioni, vedendo palestre e impianti sportivi ancora come pericolosi luoghi di contagio così come le stesse competizioni.
Al Ministro vorremmo invece spiegare, dati alla mano, che se sul territorio ci sono luoghi sicuri e protetti, quei luoghi sono proprio le palestre e gli impianti sportivi che il Governo ha scelto di riaprire solo in parte, lasciandone chiusi migliaia in tutta Italia senza, a questo punto, alcuna fondata motivazione.
Ripetiamo, il virus non guarda in faccia nessuno, ma noi siamo qui a ribadire che abbiamo le stesse identiche credenziali delle Federazioni ed è arrivato il momento di farci rientrare in campo senza più alcuna disparità. Tutto questo sta causando, oltre a pesanti danni sociali, ingentissimi danni economici, acuiti anche dal fatto, situazione che cogliamo l’occasione per denunciare nuovamente, che non siano ancora stati previsti, neppure dall’ultimo Decreto, adeguati sostegni per le associazioni e le società sportive di base per la loro mancata attività istituzionale. Abbiamo atteso troppo in panchina, ora meritiamo anche noi la giusta attenzione.
Antonino Viti – ACSI
Bruno Molea – AICS
Luca Stevanato – ASC
Claudio Barbaro – ASI
Luigi Fortuna – CSAIN
Francesco Proietti – CSEN
Vittorio Bosio – CSI
Luigi Musacchia - CNS Libertas
Antonio Dima - CUSI
Paolo Serapiglia – ENDAS
Gian Francesco Lupattelli – MSP
Marco Perissa – OPES
Ciro Bisogno – PGS
Tiziano Pesce – UISP
Damiano Lembo – US Acli